Onigo
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ONIGO
Via Brigata Julia, 1 - 31040 Onigo
Anno di fondazione: 1930
Onigo di Pederobba si distende lungo la sponda destra del fiume Piave, terra toccata duramente dai disastri della Grande Guerra, che ha visto molti uomini morire per difendere la propria patria e che ha lasciato partire molti giovani per il fronte. In queste terre ai piedi del monte Grappa era, ed è, una consuetudine far parte del corpo degli alpini: di padre in figlio, di nonno in nipote, da vecio a bocia, la tradizione alpina si è estesa fino ad oggi.
Fu così che ottant'anni fa, nel 1930, sette amici, tutti alpini, legati da un profondo spirito patriottico e di corpo, decisero, tra le bevute e le chiacchiere fatte nelle osterie, che era giunto il momento di raccogliere, non solo tutte le memorie e le esperienze vissute come alpini, ma anche di conservarli per poterli tramandare. Carmine Ceccato, Cesare Ceccato, Marino Ceccato, Ferruccio Gobbato, Alfredo Menegazzo, Pietro Zorzi, Primo Zorzi fondarono il Gruppo Alpini Onigo. Il luogo di ritrovo era naturalmente la stalla, dove, di sera durante il "filò", si ricordavano le storie tristi di una guerra appena dietro le spalle, ma si tentava anche di ricreare quell’entusiasmo e quella disponibilità, che tante volte erano stati visti, e vissuti, tra gli alpini del fronte. I sette iniziarono così a programmare le prime attività di Gruppo e nel 1931 erano tutti presenti all’adunata nazionale di Genova. Ad essi spettavano i tristi compiti di memorare il ricordo dei compagni caduti, di portare conforto ai cari dei dispersi, di accogliere il rientro dei prigionieri, ma purtroppo anche delle salme. Il tempo passa e il gruppo di alpini dalle stalle si trasferisce nelle "ostarie", "da Arturo", "da Nappa" (bar Italia), fino al "Galinon", ultima tappa prima di riuscire a costruire, nel 1988, la sede, dove oggi si ritrovano circa 240 affiatati alpini e aggregati sempre memori delle sofferenze che hanno accompagnato questi duri periodi e della tenacia con cui questi sette uomini hanno continuato sempre, senza fermarsi, perché bisogna avere il coraggio di andare avanti e tenere duro "fin che se a fià". Il loro ricordo si rivela un patrimonio fondamentale per tutto il gruppo, dal quale si possono trarre innumerevoli esempi da emulare.
Aggiornamento 2019