Nasce Fameja Alpina
Fameja Alpina
Le origini di "Fameja Alpina"
Periodico della Sezione ANA di Treviso
Il padre del giornale "Fameja Alpina" è Mario Altarui (nella foto), che nel 1955 riuscì a concretizzare il sogno della Sezione A.N.A. di Treviso. Più tardi, nel 1961, fonderà anche il giornale "Fiamme Verdi" della Sezione di Conegliano.
Renato Brunello, redattore di "Fiamme Verdi", testimonia che Mario affermava che il giornale doveva rappresentare tre aspetti: "La testimonianza del nostro vivere alpino presente, quella con il passato attraverso la rievocazione dell'opera dei primi veci e il rapporto con le future penne nere, alle quali lanciamo con il giornale il nostro messaggio di sollecitazione al buon vivere civile".
Questa è la forza del suo messaggio che tutti i Direttori che gli sono succeduti: Raffaele Gentile, Bruno Manfren, Cesco Van Den Borre, Lucio Ziggiotto, Piero Biral e Sara Zanotto, sono stati e saranno l'incarnazione del grande pensiero di Altarui.
Per questo i 65 di "Fameja Alpina" che celebriamo nel 2021 con i 100 della Sezione di Treviso sono la preziosa storia della nostra Sezione, della nostra società, della nostra civiltà. Le pagine scritte diventano storia nella quale interrogare la nostra coscienza alpina, diventano specchio sul quale confrontare le nostre paure, diventano monito per il nostro futuro.
La raccolta degli oltre 150 numeri di "Fameja Alpina" pesano circa 16 chilogrammi, ma il peso morale corrisponde a "tonnellate" di memoria, a cominciare dai "Ricordi di Guerra" di Pietro Del Fabbro fino agli allegri racconti di Valentino Morello, tutti corredati da un disegno acquerellato che diventa parte integrante della narrazione.
Il nostro giornale ha ospitato scrittori ccome Vittorio Bellò, Tom e Yerse Insom. Sempre coinvolgenti "Le Memorie del dotor Giaca". Divertenti le vignette di Bruno Garbuio, in arte "Brugar", detto anche "La Poiana del Montello". Gli articoli di Eugenio Sebastiani "bucano" le pagine di Fameja Alpina con la loro forza.
Per conoscere meglio Sebastiani indulgiamo con qualche riga in più per descrivere un episodio che creò una significativa tensione tra il Consiglio Nazionale e la Sezione di Treviso.
A forcella Fontananegra, nel 1886, era stato inaugurato il "Rifugio Tofana", che fu distrutto in seguito agli eventi bellici del 1915/18. In quello stesso luogo, il 20 luglio 1915, cadde il Generale Antonio Cantore, mentre dalla prima linea osservava i movimenti degli austroungarici. Nel 1921, il CAI di Cortina, per ricordare il generale caduto, ricostruì il rifugio distrutto intitolandolo, però, "Rifugio Cantore". Ma, nel 1972, la Banca Commerciale Italiana e il CAI, per ricordare un suo presidente, l'appassionato alpinista Camillo Giussani, costrui un'altrò rifugio, il "Rifugio Giussani" a circa duecento metri dal "Rifugio Cantore". Eugenio Sebastiani, nell'apprendere la notizia di questa nuova costruzione, protestò vigorosamente sostenendo che, con questo nuovo manufatto nel luogo dedicato a Cantore, "si erano dissacrate le crode di guerra". Lo fece da par suo con ben due articoli su "Fameja Alpina": uno intitolato "Bandiera a mezz'asta al Cantore" e l'altro, "La Cajanada". Il tono risoluto delle proteste di Sebastiani costrinse la Presidenza nazionale dell'ANA e il Club Alpino Italiano ad organizzare degli incontri "pacificatori" ai quali partecipò anche la Banca Commerciale Italiana con l'allora neo-senatore Giovanni Spagnolli, già Presidente del CAI. Ma ormai il rifugio Giussani era costruito e non fu possibile alcun accordo e nessuna soluzione. La protesta portata avanti da Sebastiani gli costò un anno di sospensione da socio ANA. Il Direttore Mario Altarui lo difese apertamente e, volendo dimostrare la sua solidarietà all'amico, si dimire da Direttore di "Fameja Alpina". Tutta questa vicenda portò per qualche mese al commissariamento della Sezione ANA di Treviso. Ciononostante non riuscirono mai a piegare l'indipendenza di "Fameja Alpina".
Queste in breve alcune delle vicende salienti del nostro giornale dalla sua nascita.