El mondo roverso
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"EL MONDO ROVERSO"
Cento piastrelle per ricordare l'alpino Giuseppe Mazzotti
A ricordo dell'alpino Giuseppe Mazzotti a vent'anni dalla sua scomparsa, la sezione trevigiana dell'Associazione Nazionale Alpini ripropone in una mostra le immagini di un suo gustoso "divertimento" editoriale apparso nel 1964, sgorgato dal suo acuto spirito di osservazione e dalla sua felice vena divulgativa in "una stanza negli ipogei della distilleria Nardini di Bassano", dalla cui finestra lo sguardo si affonda su quel ponte di legno che attraversa la Brenta e che è universalmente noto come il Ponte degli Alpini.
Abbiamo di proposito scritto la Brenta, perché come annotava Mazzotti la guerra del 1915-1918 ha virilizzato i fiumi che prima erano chiamati la Piave, la Brenta, e ha virilizzato anche montagne come la Grappa, che è diventata appunto il Grappa.
E' proprio sulla omonimia del Monte che sovrasta Bassano con il più rinomato dei distillati prodotto dai Nardini che il nostro Autore costruisce un divertente gioco verbale, facilmente intuibile, proprio nell'introduzione del suo volumetto.
L'alpino-alpinista Mazzotti pubblicò solo nel 1927 alcune note letterarie che risalivano al 1919, quando dunque aveva appena dodici anni, ed erano dedicate al Monte Grappa.
Mazzotti nasce quindi come scrittore di montagna, e da quell'anno il suo alpinismo sportivo e letterario si infittisce con ritmo incalzante, ricalcando all'inizio i pendii di questa montagna, per passare successivamente ad imprese più audaci sulle Dolomiti e soprattutto sulle montagne valdostane.
Tornando agli " ipogei della distilleria Nardini", egli racconta come sulle pareti d'una di quelle stanze corra l'allineamento d'un centinaio di piastrelle eseguite da Federico Bonaldi secondo stili e tecniche delle celebri ceramiche bassanesi.
Il soggetto è la raffigurazione de "el mondo roverso", un racconto divertente per le sue fantasiose assurdità, che a Mazzotti parve abbastanza curioso per farne un libro sul quale poter scrivere che "il libro in ceramica, già disteso sul muro, si è riunito e tramutato in carta a formare queste pagine".
Addomesticato egli è
testa in basso e in aria i piè
testa in basso e in aria i piè
Quivi l'uomo vien pescato
sarà tosto cucinato
Giusto è alfin che sia portato
il caval da l'uomo amato
il caval da l'uomo amato
Il padrone a spasso andrà
se il cagnetto lo vorrà
Spunta il sol, canta il tapino
dorme il gallo sul cuscino
Ora l'uom l'aratro tira
e il pio bove lo rimira
e il pio bove lo rimira
Il carretto in mezzo al mare
stanno i pesci a riguardare
stanno i pesci a riguardare
Ora a piedi va il padrone
e il villan monta in arcione
e il villan monta in arcione
La servente si riposa
scoperà la giovin sposa
scoperà la giovin sposa
Mamma parte per la guerra
babbo il bimbo al cor si serra
babbo il bimbo al cor si serra
Nella culla il paparino
vien cullato dal bambino
vien cullato dal bambino
Anche il diavol, sorte ria
vien da l'uomo portato via
Corre il bipede impaurito
dalla lepre egli è inseguito
Pigia il vino e il vino pesto
di bell'uva colma un cesto
L'uccelletto spara giusto
verrà giù quel bellimbusto
"EL MONDO ROVERSO"
di Toni Basso
Dalla stamperia dei Remondini di Bassano era uscita nel Settecento una grande illustrazione con sedici riquadri nei quali sono rappresentati con garbata ironia e abilità di tratto incisorio alcuni paradossi esistenziali. E' appena il caso di osservare come qui manchi quel vagheggiamento di rivalsa sociale che ci si sarebbe potuto aspettare nel clima che preludeva alla rivoluzione giacobina: gli episodi rimangono circoscritti all'ambito domestico (una bambina culla la madre mentre il bimbo sculaccia il padre; il marito tiene in braccio il figlio mentre la madre imbraccia il fucile), oppure al rapporto con gli animali (due uomini trascinano l'aratro guidato da un bue; un pollo e un agnello arrostiscono allo spiedo un uomo), o ancora alla cosmografia (la città è collocata sopra le nuvole mentre, sotto, stanno il sole la luna e le stelle).
Più audace e meno ingenua è la satira grafica che appare in una successiva stampa remondiniana, sempre organizzata in una serie di riquadri che in questo caso sono undici. Già alcuni tratti dell'abbigliamento, come il cilindro o gli stivali a mezza gamba, collocano le rappresentazioni in epoca napoleonica, ma il capovolgimento dei ruoli non osa ancora spingersi nel terreno pericoloso dei rapporti sociali: al più si accontenta di innocenti confronti tra egemoni e subalterni come quello tra l'uomo e l'animale dove ufficiali e funzionari finiscono per tirare una carrozza sulla quale è comodamente seduto il cavallo. Oppure tra uomo e donna, dove l'inversione si riduce al ruolo innocuo del corteggiamento, per cui è la donna che canta la serenata e porge il fiore all'uomo in attesa. O ancora tra donna e donna, dove l'irrilevanza sociale della condizione femminile consentiva capovolgimenti senza conseguenze nello status maschile, e così può "passare" la scena della serva che si fa portare la spesa dalla padrona costretta a seguirla con tanto di cappellino e ventaglio.
Sempre dalla stamperia dei Remondini proviene una successiva (1823) stampa xilografica evidentemente destinata al mercato spagnolo dal momento che il titolo LO MON ALREVES, leggibile nel primo dei quarantotto riquadri è di indubbia origine iberica. In questa tavola la fantasia dei capovolgimenti si è ulteriormente arricchita di situazioni. Non solo: a ciascuna delle immagini è stato associato un numero in sequenza progressiva, la qual cosa lascia supporre che la tavola possa essere stata usata come il cartellone di una tombola, consentendo un commento didascalico ad ogni uscita di numero: un po' come da noi succede ancor oggi (là dove si pratica) col popolare gioco. 48: morto che parla, 77: gambe de le fémene, 1: capo de i mile e paron de nissuno. Una maniera divertente, e quindi efficace, per divulgare la saggezza popolare sintetizzata nei proverbi, e forse anche per veicolare la conoscenza delle cifre numeriche in un mondo ancora abbastanza analfabeta.
E' a quest'ultima versione del mondo roverso che si è ispirato Federico Bonaldi per realizzare nel bel mezzo del secolo ventesimo la sequenza d'un centinaio di piastrelle in ceramica per conto della Distilleria a vapore Bortolo Nardini in Bassano del Grappa.
Collocate sulle pareti d'una stanza si fanno ammirare per la sintonia tecnica con la tradizione ceramista del Bassanese, ma anche per la fantasiosa arguzia della sapienza veneta che è riuscita anche in questa circostanza ad animare una garbata conversazione dell'uomo con se stesso, nella quale il desiderio della trasformazione ha evitato il linguaggio inconcludente della contestazione violenta per imboccare quello dell'ironia pacata e della sottile allusione.
Del divertimento disincantato per questa scoperta (o invenzione?) Bepi Mazzotti ha saputo raccontare l'emozione, dando corpo a un libretto che è stato offerto al pubblico quasi quarant'anni fa e le cui pagine vengono riproposte ora in una mostra. Non propriamente per dirci che il mondo sta andando alla rovescia da come il buon senso vorrebbe, ma che di un mondo diverso (o rovescio) nel fondo dell'animo di ciascuno cova una aspirazione universale.