El fogo de Sant'Antonio
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I racconti di Valentino Morello
El fogo de Sant'Antonio
Chéco Cavasìn aveva una salute di ferro.
Si racconta che, da piccolo, facesse abitualmente il bagno nel Sile in pieno inverno senza neppure uno starnuto e che, da grande, fosse rimasto immobilizzato a letto una sola volta ed un solo giorno, riportato a casa da alcuni amici dopo un raduno nazionale degli Alpini. Tanto si vantava della sua gagliarda salute che ogni Natale e Capodanno usava accogliere i compari che andavano – tutti intabarrati nei pastrani – a fargli gli auguri, in mutande, canottiera e scarpette da ginnastica, saltellando nel cortile di casa.
Ma un brutto giorno, mentre zappettava in orto, rimase con la zappa a mezz’aria, sbattendo gli occhi per la sorpresa, con la bocca piegata in una smorfia: era come se uno lo impirasse con la forca da una parte all’altra delle coste, una roba da restar secchi, un dolore mai sentito!
A fatica si ritirò in casa, pallido che sembrava uno straccio, e annunciò alla moglie che, probabilmente, stava per lasciarci la scorza.
"Ma cosa disitu, disgrassià! – gridò la Rosa – Farme ciapàr ’ste paure! Xe i dolori romantici, remantici, rumantici, queli là, insoma!".
E, detto fatto, cominciò a massaggiarlo con tanto impegno e tanto amore che fu un miracolo se non gli ruppe tutte le coste.
Sopravvissuto a quel trattamento, Chécco Cavasìn non ebbe neppure il tempo di rallegrarsene, che il fatto si ripeté; e così fu altre volte ancora, ed era un male che lo lasciava senza fiato. A guardare dove gli faceva male si vedevano come delle bollicine; e, sotto, pareva che la carne bruciasse.
Avvilito e preoccupato si fece vedere da un dottore, un amico, che era stato Alpino come lui.
"Ah! Ah! – fece il dottore – te sì fregà. Te gà el fogo de Sant’Antonio!".
"Porco can! – fece Chéco Cavasìn – cossa se pol far?".
Il dottore ci pensò su e poi disse: "Tegnerselo!".
E il povero Chéco se li tenne davvero, i suoi dolori; e un giorno che non riusciva a stare né dritto né storto né seduto né in piedi, gli venne in mente di fare un voto.
"Sant’Antonio – disse – se te te porti via el fogo te prometo de metar ’na statuina tua ’nte el me giardin, soto el perèr!".
Sarà stato un caso, ma dopo quella solenne promessa i dolori cessarono.
Passò un anno e Chéco neppure si ricordava delle sue trascorse magagne; ma una sera, durante un brindisi con gli amici, restò fulminato, con il bicchiere a mezz’aria e con la bocca aperta a dire:
"Ahi! Ahi! Ahi!".
Fortunatamente l’episodio ebbe breve durata, ma a Chéco sembrò di vedere Sant’Antonio che gli faceva gesti minacciosi, con due occhiacci da far gelare il sangue.
"Bisogna proprio che meta quela statua!" pensò Chéco.
Ma se ne dimenticò ancora, perché, come spesso succede, quando le cose vanno bene non ci si ricorda più di quando andavano male.
Gli andò male, anzi malissimo, esattamente dopo un altro anno; pareva proprio che Sant’Antonio ci tenesse, a quella statua, e che ricordasse al povero Chéco i suoi impegni.
Poiché la tiritera andò avanti per qualche anno ancora, alla fine, Chéco, per amore di pace coi Santi e di salute, si decise a mantenere la promessa e collocò nel suo giardinetto una statuina di Sant’Antonio.
"Cosa xelo, questo, un altare pagano? – sbraitò don Siberio, che era venuto a benedir la casa per la Pasqua – xelo questo el rispèto che gavé pai Santi? E mi dovaria sfadigarme a benedir la casa? Vergogna! Pecatori! Métar Sant’Antonio soto un perèr! Vergognéve! Tirélo via subito, quelo no xe el so posto!".
Chéco Cavasìn tentò di spiegare che si trattava, dopo tutto, di un voto; ne ebbe soltanto altri acerbi rimproveri e violente intemerate. Così, aiutato da don Siberio, che si era rimboccato le maniche della tonega, con badile e piccone tirò via dal giardinetto la statuina di Sant’Antonio.
Chéco Cavasìn e don Siberio tolgono la statuina di Sant’Antonio
Si ritrovarono, Chéco e don Siberio, un anno dopo, forse per una banale coincidenza, nello studio di quel dottore-Alpino che era amico di entrambi.
Dopo averli visitati, il dottore-Alpino tirò fuori una bottiglia di Cabernet e tre bicchieri, e versando da bere per tutti, disse:
"Ma cossa ghe gaveu fatto, voialtri do, a Sant’Antonio, che el ve gà castigà co el so fogo?".