Cartoline e cappelli
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"CARTOLINE E CAPPELLI D'ALPINO"
La cartolina illustrata in uniforme: reggimenti e guerre
di Francesco Turchetto
La cartolina, supporto leggero di immagini e messaggi, venne anche usata per la rappresentazione dei vari reggimenti, corpi e battaglioni e, in guerra, per la propaganda e la documentazione degli eroismi e dei disastri.
LE PRIME CARTOLINE REGGIMENTALI
Si fa risalire attorno al 1897 la nascita in Italia della cartolina reggimentale e si ritiene che l’ideatore ne sia stato Quinto Cenni, noto illustratore di soggetti militari, con il suo disegno rievocante un episodio della battaglia risorgimentale di San Martino in cui veniva celebrato il 78° Reggimento di Fanteria.
Fra il 1900 e il 1905 si diffonde in tutti i corpi dell’esercito la moda di stampare qualcosa di simile al proprio biglietto da visita; questi cartoncini, destinati allo scambio fra colleghi d’armi, si diffusero anche tra i non militari e cominciò il collezionismo.
Le cartoline di questo tipo sono quasi sempre a colori, di regola stampate in litografia. Gli illustratori sono sia professionisti sia dilettanti, ufficiali che realizzano composizioni caratterizzate da un tono gradevolmente naif. I più importanti stabilimenti litografici che stampano le cartoline reggimentali furono Doyen di Torino, Marzi di Roma e Alfieri & Lacroix di Milano.
Quando la moda si avvia al tramonto, alcuni reggimenti si limitano ad applicare su di una cartolina “bianca” un erinnofilo, qualcosa come un grande francobollo, che porta il nome e gli emblemi del reggimento.
Le “reggimentali” venivano anche distribuite ai soldati di leva perché le spedissero alle famiglie, ma alcune erano riservate agli ufficiali, come quelle che presentano il loro elegante circolo di riunione.
In queste cartoline vennero evocati anniversari, cinquantenari, centenari, concessioni di medaglie, episodi di valore singoli e collettivi, ritratti di combattenti e di caduti, i fondatori del corpo, pagine di altruismo durante avvenimenti luttuosi come epidemie, terremoti, inondazioni.
Ogni corpo armato sfoggia le proprie glorie, ma non con spirito bellicoso, piuttosto con un’ispirazione retorica di gusto ottocentesco.
IN GUERRA
A partire dalla fine dell’Ottocento, ogni guerra è stata illustrata in cartolina: cartoline non solo retoricamente patriottiche, ma anche satiriche, non solo piene di simboli e allegorie, ma anche fotografiche a carattere documentario. Molti soldati impararono a scrivere proprio spedendole a casa.
Prima della Grande Guerra le cartoline illustrano per lo più episodi delle guerre di indipendenza, solo raramente le prime imprese in Africa. In occasione della guerra di Libia si stamparono altre cartoline, ma è con la prima guerra mondiale che vi fu una mobilitazione della cartolina, facendone il più diffuso e forse il più efficace mezzo di propaganda.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Tre sono le tematiche principali trattate nelle cartoline della Grande Guerra: la prima è indirizzata al soldato esaltandone il valore e l’eroismo, prospettando la liberazione delle terre irredente o invase, ponendo come punto di riferimento i reali e i capi militari e, infine, sublimando i martiri; la seconda è rivolta al fronte interno, glorificando la produzione e il sacrificio di chi è rimasto, per far sentire al combattente che tutta la nazione è con lui; la terza spinge all’odio e al disprezzo contro il nemico, esaltando invece gli alleati.
Si accentuano i tratti virili del combattente, pronto a morire per difendere la propria terra, la madre, la sposa, i figli. Quasi sempre al femminile le personificazioni della Patria, della Civiltà, della Vittoria, della Pace. Abbondano aquile, cavalli, insegne, bandiere e stemmi, in mezzo a lance, spade, pugnali, baionette, elmetti.
FRA LE DUE GUERRE
Successivamente, con l’avvento del fascismo, le cartoline reggimentali continuarono a testimoniare la fedeltà alle tradizioni dei vari reparti. Gli editori Boeri di Roma e Duval di Milano, con l’opera di molti validi artisti, furono i più attivi in questo settore.
In questi anni numerose sono le cartoline che illustrano le unità delle truppe coloniali: l’esotismo del tema richiama l’Africa e i colori sono molto vivi.
Anche le guerre d’Etiopia e di Spagna sono l’occasione per la produzione e la diffusione di nuove cartoline reggimentali.
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
Con la seconda guerra mondiale il linguaggio delle cartoline diviene uno strumento della propaganda del regime: l’esaltazione dell’eroismo, il lavoratore equiparato al soldato, la donna coinvolta nelle rinunce e nei sacrifici imposti dalla guerra, la fratellanza d’armi con il camerata tedesco, l’immancabile vittoria finale.
Il combattente si trasforma nel romano dio della guerra.
Anche dopo la fine della guerra continua la produzione delle cartoline pubblicate dai reparti dell’esercito italiano. Con l’imminente fine della leva obbligatoria, vedremo che cosa succederà.
GLI ALPINI
Il corpo degli Alpini, a differenza di altri, non è caratterizzato da una particolare arma o mezzo di trasporto, ma dall’ambiente in cui opera: la montagna.
Sin dall’inizio, oltre alle cartoline reggimentali, gli Alpini sono soggetto di molte cartoline non ufficiali o addirittura di fantasia; esse sono caratterizzate da pochi elementi tipici: gli scarponi, il cappello con la penna, il fiasco di vino, le stelle alpine, la compagnia di una bella ragazza.
Le cartoline reggimentali, invece, sono contraddistinte dalla presenza dell’aquila reale, dei camosci, della piccozza e degli sci. Nello scenario di alta montagna predominano la nuda roccia e le nevi eterne. L’alpino vi è raffigurato in vetta o presso il confine; è la vedetta intrepida che prende la mira, lancia un urlo mentre colpisce con la baionetta o, ancora, finite le munizioni, solleva un masso per scagliarlo contro il nemico.
Al corpo degli Alpini, nato nel 1872, furono dedicate le prime cartoline solo all’inizio del Novecento. Vi è sempre indicato con precisione il numero del reggimento, entro un simbolo costituito da un corno di caccia e due fucili incrociati, il tutto sormontato dalla corona sabauda e dall’aquila. I reggimenti furono nove, di cui sette anteriori al 1905; l’ultimo fu istituito nel 1919.
Anche i singoli battaglioni, all’interno di molti reggimenti, editarono cartoline; sono individuati dal nome della loro base (per es. Aosta, Edolo, Pinerolo) o col nome di monti, valli o fiumi dove operarono (per es. Adamello, Moncenisio, Dora, Piave). Vi sono inoltre i reparti speciali (sciatori, truppe d’assalto, mitraglieri) o le unità superiori al reggimento (divisioni, brigate, gruppi).
Opere consultate:
Collezionismo italiano volume 1°, Milano 1979
Andrea Rapisarda: Il mondo in cartolina 1898-1918, Milano 1983
Cartoline, Milano 1994
Il mondo delle cartoline, Novara 1996