Capitolo 6
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STORIA CRONOLOGICA DELLA SEZIONE A.N.A. DI TREVISO
Cronaca di oltre 80 anni di Vita Alpina
Capitolo 6: Adunata Nazionale e nuova sede
Nel 1966, dopo 2 mandati, Bruno Manfren passa la mano a Pietro Del Fabro.
Il 4 novembre del’66 resterà nella memoria per la terribile alluvione del Piave che ha causato grandi lutti e danni ingenti. Gli Alpini in armi, in particolare quelli della Brigata Cadore, hanno avuto modo di mettere in luce le loro capacità e il loro grande cuore nell’aiutare le persone coinvolte.
La Sezione invece si trova coinvolta in un mastodontico impegno. I vertici dell’A.N.A infatti propongono proprio a Treviso di organizzare la 40^ Adunata Nazionale del 1967, in concomitanza del 50° anniversario della Grande Guerra, per onorare le gesta degli eroi leggendari protagonisti di memorabili duelli aerei Francesco Baracca e Giannino Ancillotto e per una sorta di gemellaggio con l’Arma Aeronautica.
Il Consiglio sezionale, quasi colto di sorpresa, respinge l’offerta temendo di non riuscire nell’impresa di ospitare 100.000 alpini in una piccola città come Treviso. Ma il Gen. Francesco Vida col Presidente nazionale A.N.A. Ugo Merlini vengono di persona e convincono il Direttivo ad affrontare l’impresa. “Alpini della Marca Trevigiana esultate”. Così titola Fameja Alpina nel numero di Dicembre 1966, in un articolo a firma di Del Fabro che invita tutti alla collaborazione per la buona riuscita della manifestazione. Il 29 – 30 Aprile e il 1° maggio la 1^ Adunata Nazionale degli Alpini a Treviso diventa realtà. Le autorità locali si mobilitano per dar man forte agli Alpini che sfilano dalle Mura San Teonisto, per piazza S. Pio X, dove sono state poste le tribune, fino al ponte De Gasperi. Per l’occasione il Gruppo di Arcade organizza la sfilata di un mulo e due conducenti in perfetta uniforme ed armamento della 2^ guerra mondiale, moschetto modello 91, giberne, tutto rigorosamente autentico.
L’Adunata è un successo, sottolineato dalla stampa locale e nazionale al punto che gli Alpini trevigiani vengono additati ad esempio per ordine, organizzazione ed entusiasmo.
Il sindaco di Treviso Bruno Marton, la sera prima della sfilata, forse per provare da vicino l’entusiasmo alpino, invita a cena a casa sua due Alpini incontrati per la strada. Si mormora che sia andato a letto tardi e leggermente alticcio!
La kermesse dell’Adunata aveva frattanto messo in luce la necessità di avere a disposizione un vera sede per una Sezione sempre in espansione. Fino allora le riunioni avvenivano all’osteria alle Quattro Corone o nei locali messi a disposizione dell’Ass. Combattenti e Reduci della Tarvisium e, talvolta, negli studi privati dei dirigenti. Determinante per il successo dell’Adunata fu la generosità del Vicepresidente Cesare Benvenuti che mise a disposizione il suo studio professionale.
Il 29 gennaio 1968 il Consiglio Direttivo autorizza il Presidente Del Fabro ad acquistare dei locali da riattare in via Cesare Bailo. Perfezionato l’acquisto restavano i debiti e i lavori da fare. Fameja Alpina, dalle sue pagine, chiama a raccolta gli Alpini: sul numero di luglio-settembre parlando della sede titola: “I lavori sino alla “ganzéga” ma con le “palanche” siamo alle fondamenta!” ( la ganzéga sarebbe la frasca).
A distanza di pochi mesi, il 1° dicembre dello stesso anno, il 50° dalla Vittoria della Grande Guerra, la nuova sede era agibile e veniva inaugurata alla presenza del Presidente dell’A.N.A. Merlini e di Autorità militari, civili e religiose. In quell’occasione il famoso Cappellano della Sezione Don Carlo Marangoni così parlava: - Come ogni famiglia abbisogna di una casa per sentirsi unita ed operante anche la famiglia alpina trevigiana sentiva tale esigenza…”