Capitolo 4
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STORIA CRONOLOGICA DELLA SEZIONE A.N.A. DI TREVISO
Cronaca di oltre 80 anni di Vita Alpina
Capitolo 4: Fameja Alpina, la memoria scritta
Nel 1954 Cattai convoca la 1^ Assemblea dei Presidenti delle Sottosezioni e dei Capigruppo presso la sala delle adunanze a Palazzo Filodrammatici. All’ordine del giorno, tra l’altro, appare la proposta di fondare il giornale della Sezione.
Il giorno 16 gennaio 1955, avvenivano le elezioni del Consiglio Direttivo Sezionale dal quale usciva Presidente Antonio De Vito Piscitelli. Ce lo ricorda il 1° numero di “Fameja Alpina”, periodico della Sezione A.N.A. di Treviso, tra i primi fogli del genere in Italia. La testata si presentava colorata di nero (sostituito in seguito col verde), sullo sfondo il disegno della piazza dei Signori, simbolo della città, sovrastato da una grande penna nera che fuoriusciva dall’emblema dell’A.N.A., dominata dal titolo Fameja Alpina, sottotitolata “tute le montagne xe Grappa, tuta l’acqua xe Piave”, frase suggerita da Ugo Gastaldello perché “riassume in poche righe la devozione ai luoghi ove gli Alpini erano caduti per la Patria”. Primo direttore fu Mario Altarui.
Il giornale viene distribuito gratuitamente a tutti i soci iscritti che in quell’anno erano già 2635 suddivisi in 46 Gruppi e 16 Sottosezioni.
Sono gli anni della memoria. Ritrovarsi per ricordare, sperare, convincere gli Alpini più riottosi ad iscriversi al A.N.A. Sono anche gli anni della nascita di numerosi Gruppi, basta sfogliare “Fameja Alpina” di allora per rendersene conto.
Il 22 gennaio 1956 giunge a Treviso la fiaccola olimpica diretta a Cortina per i giochi olimpici invernali. Durante la notte viene vegliata da atleti a dai nostri Alpini (la med. D’oro A. Ziliotto, dai fratelli Antonio e Tullio Gastaldello, da Mario Altarui, Francesco e Tullio Bressan e Giampiero Fuser) a significare l’interesse degli Alpini per lo sport. E proprio gli alpini saranno i protagonisti a Cortina dell’olimpiade del badile perché la loro opera sarà insostituibile per mantenere le piste a livello olimpico lavorando anche di notte e sotto bufere di neve.
Fameja Alpina è anche lo strumento indispensabile per l’organizzazione di avvenimenti sportivi, adunate sia nazionali che locali, appelli di ogni tipo, facilitando così il lavoro dei Capigruppo.
A novembre del 1956, quando alla presidenza della Sezione è tornato Mario Loschi, Ugo Gastaldello, El Mostacio e, per Fameja Alpina “El Furier Tacaboton” muore improvvisamente, “senza dare fastidio a nessuno, come un Alpino falciato in combattimento”, lasciando un vuoto difficile da colmare.
Ma la vita continua, l’opera della Sezione non deve fermarsi.
Gli Alpini dell’A.N.A. avanzano nuove proposte anche perché la loro esperienza al servizio della Patria possa essere di aiuto ai Comandi della Difesa. Sul numero di Gennaio-Febbraio 1957 di Fameja Alpina un trafiletto in 2^ colonna recita: Basta attendenti, mettendo così a nudo una realtà anacronistica e lesiva della dignità dei soldati di leva.
Nel 1957 la nostra Sezione al gran completo col nuovo presidente Luigi Tonon partecipa alle celebrazioni del 40° anniversario della battaglia dell’Ortigara, ma a distanza di 15 giorni una comitiva di escursionisti di Verona con alcuni soci della nostra Sezione ha la sgradita sorpresa di trovare il cartello su cui era stato scritto “W l’Italia” profanato dalla scritta “Abbasso l’Italia” e sul retro la firma “W il Sud Tirolo”, mettendo in luce quell’odio che avrebbe portato ai vili attentati degli anni seguenti.
Nel 1959 gli Alpini di Cavaso decidono di costruire una chiesetta in memoria dei Caduti Italo-Francesi sul Monte Tomba. La prima somma necessaria viene ricavata con l’allevamento di cinque once di bachi da seta: quando si dice che per gli Alpini nulla è impossibile!
La forza della sezione al 31 ottobre 1959 è di 3157 alpini suddivisi in 68 gruppi.