Capitolo 2
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STORIA CRONOLOGICA DELLA SEZIONE A.N.A. DI TREVISO
Cronaca di oltre 80 anni di Vita Alpina
Capitolo 2: il 10° Reggimento Alpini
Il 10 giugno 1928 è data storica per l’A.N.A. La sua libertà viene messa in discussione dal commissariamento. Il Presidente Nazionale Ernesto Robustelli viene sostituito dal regime fascista con Angelo Manaresi, figura nota agli Alpini trevigiani per essere stato capitano nel Battaglione Feltre nella Grande Guerra e per aver ricoperto importanti cariche anche in tempo di pace. Nello stesso anno, per Regio Decreto, l’A.N.A. diventa il 10° Reggimento alpini a significare la militarizzazione degli Alpini in congedo: le Sezioni diventano Reggimenti, i Gruppi diventano Plotoni e Compagnie e le segreterie si chiamano furerie.
L’ordine di mobilitazione viene dall’alto come testimonia il Presidente che ricostruì la sezione di Treviso Carlo Gravagnin: “Vai a Treviso e vedi di fare qualcosa” gli era stato detto dai Gerarchi fascisti.
“Scarponi Trevigiani sveglia!!!” titola Il Gazzettino dell’8 marzo 1929 informando che “sotto gli auspici della delegazione dell’On. Manaresi della sede centrale di Milano, sabato sera 9 corr. alle ore 9 in un angolo della cantina della bottiglieria “al Calice” (vicolo XX settembre) si farà una prima riunione per la riorganizzazione della Sezione di Treviso e per formare il plotone della vecchia guardia, che dovrà scortare il Gagliardetto al prossimo convegno degli Scarponi a Roma nei giorni 6-7-8 aprile prossimi”. Il Gagliardetto della Sezione era stato quindi conservato, e la Sezione veniva ricostruita e non istituita come del resto affermato da Gravagnin. Un buon numero di Alpini rispose all’appello e tra questi alcuni soci fondatori: Lino Perale, Aldo Desidera e l’Artigliere Paolo Vettori.
La Sezione poteva contare su una propria sede messa a disposizione dal C.A.I cittadino in via Fiumicelli: una stanza aperta tutti i martedì sera per le riunioni del Consiglio Direttivo che fu nominato dopo l’Adunata di Roma. Oltre al Presidente Carlo Gravagnin, imposto dal comando del 10° Regg. Alpini, fanno parte del Consiglio il Ten. Col Paolo Arturo Vettori, il Cap. Aldo Desidera, il Ten Riccardo Periani, il Ten. Girolamo Bonari e il Sten. Ivo Furlan.
L’Adunata di Roma è già un’apoteosi del regime fascista (il viaggio a Roma è gratuito), a chi partecipa viene consegnata una medaglia e altro materiale riguardante le modalità di partecipazione. Gli Alpini trevigiani si accodano alle tradotte provenienti dal Friuli e la serietà e compostezza richieste dai capi venivano messe da parte una volta lasciate le città. “Le tradotte dovevano risuonare della festosità degli alpini”. Il Gazzettino del 7 aprile, parlando degli scarponi trevigiani annota che “la tenuta regolamentare è stata osservata: scarpe chiodate, cappello alpino, sacco da montagna. E dai sacchi fanno capolino i colli delle bottiglie che Dio sa quante volte saranno vuotate e riempite.” Carlo Gravagnin ricorda un curioso episodio riguardante Lino Perale che per l’Adunata si era fatto confezionare un bracciale con la seguente dicitura: “Sono un Alpino venuto a Roma per rendere omaggio al mio Re, al Papa e al duce. Prego l’anima buona che mi trovasse ‘spanto’ sui gradini di qualche chiesa o ai margini di qualche fosso di rispedirmi al seguente indirizzo: (segue indirizzo).”
A partire dal 1930 anche la Sezione di Treviso conta i sui primi gruppi: Cusignana d’Arcade, Quinto, Volpago del Montello e Castelfranco Veneto e raggiunge quota 320 iscritti.
In quell’anno si materializza il sogno di Gravagnin: organizzare a Treviso “un’imponente Adunata verde” che coinvolga le Sezioni della provincia e i loro Gruppi. Nonostante le difficoltà economiche il 16 novembre 1930 l’avvenimento ebbe luogo: ore 9 Adunata delle Sezioni nel piazzale della stazione; ore 10 S.Messa e benedizione dei Gagliardetti, ore 11 deposizione di una corona di fiori ai Caduti del 55° Fanteria, ore 11,30 sfilata in Piazza dei Signori, ore 13 banchetto ufficiale alla Stella d’Oro, ore 15 partenza di Sua Eccellenza Manaresi, ore 17,30 manifestazioni sportive, ore 20,30 ritorno alle rispettive sedi. Non sono però le commemorazioni e i discorsi a raccogliere il consenso della massa: le centinaia di Alpini provenienti dalle Sezioni di Belluno, da Feltre, dal Cadore, da Padova, da Bassano del Grappa e da Venezia prediligono il clima di festa e fratellanza creati dall’incontro. Sono arrivati da Cappella Maggiore con un camion con mastodontici striscioni e vignette umoristiche. Sul cofano hanno issato una damigiana di vino bianco. Gli Alpini di Cornuda sono arrivati con due vecchi muli carichi di castagne e vino. I Montebellunesi hanno caricato su di un camion “un caretel de quel bon”.
La Sezione di Treviso partecipa a tutte le attività dell’Associazione: adunate, commemorazioni, inaugurazioni, manifestazioni fasciste e patriottiche.
Durante le Adunate di quegli anni i gerarchi fascisti tenteranno inutilmente di contenere l’entusiasmo e lo spirito festaiolo degli Alpini: ligi ai regolamenti durante le manifestazioni ufficiali, scatenati in una sana allegria prima e dopo le parate.
Durante la 2^ Adunata degli Alpini della Marca il 29 aprile 1936 domina il pensiero sulla guerra d’Africa con il trionfalismo e la retorica fascista. Angelo Manaresi ricorda “i Camerati Alpini combattenti nella Divisione Pusteria che sono andati alla conquista di nuove terre da coltivare”. Anche gli Alpini trevigiani si illudono sulla bontà della politica africana. La Marca è da sempre terra di emigrazione, povertà e fame sono una realtà in tutto il paese.
Da quest’anno la sede della Sezione si trasferisce in via Montello presso il bar Marcati dove rimarrà per alcuni anni.
Nel 1937 i soci della Sezione, iscritti nei gruppi di Treviso, Castagnole, Castelfranco, Cusignana, Motta di Livenza, Montebelluna, Nervesa, Oderzo, Ponzano, Roncade, San Biagio di Callalta, Trevignano, Volpago, sono 448.
Il comando del 10° Regg. Alpini con una comunicazione letta nel Consiglio Direttivo del 27 novembre 1937 invita Carlo Gravagnin a dare le dimissioni a causa del suo trasferimento a Rovigo per motivi di lavoro.
Gravagnin lascia a malincuore. Il Consiglio approva all’unanimità di proporre alla sua successione il Maggiore Arturo Biadene, ma Manaresi nomina invece Domenico Zava. Il passaggio delle consegne avvenne il 1° febbraio 1938 presso la sede di via Montello. Dell’attività della Sezione sotto la presidenza Zava manca una precisa documentazione, e le cronache di quegli anni, alla vigilia della seconda guerra mondiale riferiscono sugli Alpini solo in occasione delle adunate.